11 Agosto - BioGrafie


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Le Buone Persone; di Valentino Bellucci

Questo festival segue un’idea, un filo rosso: una serie di “ritratti” dedicati alle “Buone persone”. Questa espressione va intesa con una certa ironia, non per negare la cosiddetta “bontà” dei protagonisti ma per evidenziare semmai le molte sfumature che la bontà può manifestare, al di là dei soliti clichè. Ci viene in aiuto uno dei massimi filosofi del secolo scorso, Martin Heidegger, il quale ha scritto: “Io sono buono. Ma chi mai potrà dire questo? Nessuno, e meno di tutti proprio il buono. Queste conseguenze assurde dell’idea della coscienza buona dimostrano una sola cosa, ossia che la coscienza richiama sempre a un esser-colpevole.” I buoni non dicono mai d’essere buoni, nel momento stesso in cui lo fanno dimostrano la loro malafede, il loro narcisismo; in fondo non lo possono mai dire. La buona persona in realtà è quella che più sa fare i conti con la propria cattiva coscienza. In questo senso i nostri protagonisti rappresentano una dimensione non banale o buonista dell’essere buoni. La loro è la bontà heideggeriana, consapevole del paradosso: più ti senti buono e meno lo sei. Di fatto sono sempre gli altri a dire la nostra bontà, ma anche in quello caso c’è qualcosa di troppo, di imbarazzante. Per uscire dall’imbarazzo noi scegliamo di non usare né l’incenso né l’aureola del martirio… Preferiamo la vita di queste “buone persone” nella lotta e nel paradosso vissuto fino in fondo.


Giorgio Bocca su Enrico Mattei

“Che cosa era Enrico Mattei? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di elefante per le offese subite, abili nell'usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno”


Gian Maria Volonte; Essere un attore

“Essere un attore è una questione di scelta che si pone innanzitutto a livello esistenziale: o si esprimono le strutture conservatrici della società e ci si accontenta di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge verso le componenti progressive di questa società per tentare di stabilire un rapporto rivoluzionario fra l'arte e la vita.”
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Jean Cocteau su Edith Piaf

“Guardate questo piccolo essere le cui mani sono quelle della lucertola delle pietre. Guardate la sua fronte di Bonaparte, i suoi occhi di cieca che hanno ritrovato la vista. Come farà a far uscire dal suo petto minuto i grandi lamenti della notte? Ed ecco che canta, o meglio, come l’usignolo di Aprile prova il suo canto d’amore. Avete ascoltato questo lavorìo dell’usignolo? Soffre. Esita. Si schiarisce. Si strozza. Si lancia e cade. E d’improvviso, trova la sua strada. Vocalizza. Sconvolge.”


La Vie En Rose

On n'a pas d'argent ou on n'a pas le temps,on a besoin de quelque chose.On n'a pas envie et puis on change d'avis.Pour voir la vie en rose,je n'ai pas besoin de grand'chose,Faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir.Chanter ma chanson, visiter ta maison,on a besoin de quelque chose.Faire le tour du mondeou faire comme tout l'monde.Pour voir la vie en rose,je n'ai pas besoin de grand'chose,Faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir.Un peu moins de plastique,un peu plus de musique,on a besoin de quelque chose.Un peu moins de fanfare,un peu plus de guitare.Pour voir la vie en rose,je n'ai pas besoin de grand'chose,Faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir. Rose, je n'ai pas besoin de grand'chose,faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir.Rose, je n'ai pas besoin de grand'chose,faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir.


La Vita Tutta Rosa: Occhi che fanno abbassare i miei / Un ridere che si perde nella sua bocca / Ecco il ritratto senza ritocchi / Dell'uomo al quale appartengo / Quando mi prende fra le braccia / Mi parla a bassa voce / Vedo la vita tutta rosa / Mi dice parole d'amore / Parole di tutti i giorni, / E sento che qualcosa / E' entrato nel mio cuore, / Una parte di felicità / Di cui conosco la causa / E' lui per me, / Io per lui nella vita. / Me l'ha detto, l'ha giurato sulla sua vita, / E fin dal momento in cui lo scorgo da lontano /Allora sento in me, il cuore che batte. / Notti d'amore senza fine / Una gran felicità che si fa largo, / I fastidi, i dolori si cancellano, / Felice, felice da morire.





Catherine Spaak (Boulogne-Billancourt, Ile-de-France, 3 aprile 1945) è una cantante e un'attrice teatrale e cinematografica di origine belga, ma la sua carriera artistica si è svolta prevalentemente in Italia.
Esordisce giovanissima nel film francese
Il buco (Le trou) di Jaques Becker e viene notata da Alberto Lattuada che la sceglie per interpretare il personaggio di Francesca, una studentessa di buona famiglia che si concede a un uomo maturo, nel film I dolci inganni (1960). Questo personaggio di ragazzina cinica e spregiudicata farà scalpore: il film avrà noie (e insperata pubblicità) con la censura, e la Spaak verrà scritturata anche in altri film proprio per reinterpretare questo ruolo.
Negli
anni '60 diventa quindi un sex symbol e si trova a recitare in numerose pellicole che faranno la storia della commedia all'italiana, quali Il sorpasso, La voglia matta, L'armata Brancaleone.
Alla carriera cinematografica affianca anche quella televisiva, esibendosi come cantante in alcuni varietà del sabato sera: alcuni suoi brani, come Quelli della mia età (cover della famosissima Tous les garçons et les filles di
Françoise Hardy) e L'esercito del surf, incisi per la Ricordi, entrano anche in classifica.
Nel 1968 è la protagonista del
musical tratto dall'operetta La vedova allegra, andato in onda nel 1968 per la regia di Antonello Falqui. Durante la lavorazione incontra Johnny Dorelli e la relazione sentimentale fra i due sfocia in un matrimonio.
Dopo alcuni anni di inattività al cinema, la Spaak si ripresenta al pubblico nella veste di
giornalista e di conduttrice televisiva: sulle reti Mediaset inaugura nel 1985 Forum, poi passato sotto la conduzione di Rita Dalla Chiesa.Dal 1987 passa a Raitre con Harem, un talk show tutto al femminile che è andato in onda per più di dieci anni, e intanto riprende a recitare in alcune fiction sia per le TV italiane che in Francia.Ha pubblicato alcuni libri (26 donne, Da me, Un cuore perso, Oltre il cielo).

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La Bici di Marco; di Andrea Marzi

La sera del 19 marzo 2002, un commando delle nuove Brigate Rosse uccise in via Valdonica, nel centro di Bologna, il giuslavorista Marco Biagi, consulente di vari governi in materia di riforme del lavoro, mentre rientrava a casa in bici dopo una giornata trascorsa all'Universita' di Modena dove insegnava.

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