RASSEGNA STAMPA 2007

RASSEGNA STAMPA


REPORTAGE sulla rivista on-line di Omero - prima scuola di scrittura creativa in Italia, attiva a Roma dal 1988 e che collabora coi maggiori scrittori e le Università italiane e americane - dà rilievo alla prima edizione di Testi e Tasti Fano Festival.La rivista dedica in particolare una serie di pagine (http://www.omero.it/?itemid=1571&catid=95) al "Processo a Eymerich":suggestivo incontro con lo scrittore VALERIO EVANGELISTI




“Si è chiusa con un bilancio estremamente lusinghiero la prima edizione del “Testi e Tasti Fano Festival”, le vera novità dell’estate 2007. Il festival ha registrato quasi 2000 presenze. Un grande risultato per gli organizzatori, per Fano e anche per la letteratura, che trova finalmente uno spazio adeguato in queste estati ricche di eventi ma spesso povere di contenuti.”
Paolo Angeletti; “Il Resto del Carlino”, 17.08.07

“Le suggestioni evocative del Sangallo, la familiarità delle piazzette, la nobiltà scenica della Corte Malatestiana. E’ stato un festival itinerante di molti luoghi, eventi e volti il “Testi e Tasti”, applaudito da quasi 2000 spettatori.”
Simonetta Marfoglia; “Il Messaggero”, 18.08.07

“E’ stata la novità dell’estate culturale fanese. “Testi e Tasti”, ossia sent
imenti e note, parole e musica. L’originale festival ha proposto quattro giorni densi di eventi con una formula che ha costituito certamente anche un’attrazione turistica, aggiungendo al conto i 130 artisti ospitati in città. Un festival giocato sull’eco sonora della musicalità interiore, che punta sui contenuti senza trascurare lo spettacolo.”
Lorenzo Furlani; “Il Corriere Adriatico”, 17.08.07
ALTRE NOTIZIE
sul Sole 24 ore e su Repubblica Venerdi e la Stampa di Torino - Servizi sul TG3 e Radio 3 Suite











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IL CONSUNTIVO


Il direttore di Testi&TastiFanoFestival Massimo Puliani che ha curato con Alessandro Forlani Francesca Chiappa e Cristina Tizian l’iniziativa promosso dal Centro Teatro – Marche con la collaborazione del Comune di Fano (assessorato alla cultura) e Hacca Halley Editrice, ha ringraziato nella serata conclusiva in omaggio a De Andrè (esemplare poeta della parola in musica) il pubblico, gli artisti, gli scrittori, i tecnici, gli organizzatori i collaboratori e gli sponsor.
Quasi 2000 presenze ha fatto registrare il festival caratterizzato dalle applaudite e apprezzate interpretazioni di Catherine Spaak, Davide Riondino con la sorprendente sorella Chiara, e dagli eventi, a cominciare da quello inaugurale su Mattei/Volontè in una sala Verdi gremita di pubblico.
Molto seguita (fino a mandar via gente per il tutto esaurito) il processo a Valerio Evangelisti/Eymerich condotto da 10 test, da un PM (Luigi Luminati) e da un giudice (il difensore ci
vico dott. Paolo Reginelli)(http://www.aghastinsane.com/). Stessa situazione di afflusso al Bastione Sangallo per le 3 manifestazioni della giornata Beckett: presentazione del libro sulla multimedialità del premio Nobel irlandese, inaugurazione mostra di Mario Dondero sui volti della Francia anni Cinquanta, da Beckett a Sartre a Ionesco, Genet, e al concerto in prima nazionale in omaggio a “Godot” e a “Film” di Stefano Vagnini.
Tra gli scrittori più seguiti dal pubblico nella piazzetta del teatro c’è stata la “rivelazione” di Alcide Pierantozzi, ventuno anni, autore di un romanzo far il filosofico e il “giallo”. Il numeroso pubblico è rimasto affascinato per la cultura e l’intelligenza dell’autore marchigiano.
Finale in una corte gremita di gente con la riproposta de “la buona novella” di Fabrizio de Andrè per banda (quella di Petriolo), coro (il Mezio Agostini di Fano) e il gruppo rock degli Illuminati” di Città di Castello
diretto da Fabio Battistelli. Gran cerimoniere, ironico affabulatore e ottimo cantante, Davide Riondino che ha raccolto molti applausi a scena aperta.
Gli organizzatori annunciano che il Festival, visto il successo riportato nella città e il consenso riscontrato dai media anche a livello n azionale, potrebbe essere riproposto il prossimo anno dal 9 al 14 agosto con 2 giornate in più.


nella foto: Il recital di Catherine Spaak

























nella foto: l'incontro con Mario Dondero (qui con Franca Mancinelli)







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nella foto : stefano vagnini in concerto

nella foto: l'incontro con Alcide Pierantozzi








nella foto: il concerto per De Andrè con Davide Riondino












nella foto: il processo a Evangelisti




nella foto sotto: non si può dire che non c'era neppure un cane!!!!

Il Programma del Festival 2007

TestieTastiFanoFestival
Prima Edizione
Fano, 11 - 14 Agosto 2007

- BioGrafie:
Sabato 11 Agosto '07
- ore 18.30 Piazzetta di via del Teatro
Quando Enrico Mattei era l'Impresa Energetica e Gian Maria Volontè interpretava il “cinema civile”
conversazione con Antonio Trecciola e Massimo Puliani.
Interventi musicali di Stefano Miccoli
Aperitivo offerto dal Consorzio del Comune di Matelica

- ore 21.30 Corte Malatestiana *
Storie Parallele: Edith Piaf
Catherine Spaak
Matteo Cremolini chitarra recital con musiche e immagini

- ore 23.15 Corte Malatestiana
La Bici di Marco (a Pantani e Biagi)
di Andrea Marzi recital con musiche e immagini
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- NeroGrafie:
Domenica 12 Agosto '07

- ore 11.00 Piazzetta di via del Teatro
Cronista della solitudine
di Antonio Veneziani conversazione in musica con l'autore

- ore 17.30 Piazzetta di via del Teatro: LIBERI-LIBRI spazio autogestito 1
Senza passare dal via di Simone Palucci
Incontro con l'Autore

Un morto in mostra di Glauco Faroni
Incontro con l'Autore

- ore 18.30 Piazzetta di via del Teatro
Uno In Diviso
di Alcide Pierantozzi conversazione in musica con l'autore
Aperitivo offerto dall’Azienda di Guerrieri

- ore 21.30 Bastione Sangallo
Processo a Eymerich, l'Inquisitore: Valerio Evangelisti
Partecipano giornalisti, magistrati, lettori... appassionati
(Gianluca Macrì, Luigi Luminati, Alessandro Forlani, Valentino Bellucci, Cristina Tizian, Maurizio Marinucci e il Difensore Civico del Comune di Fano Paolo Reginelli).

Suggestioni musicali dal vivo del Gruppo Metal “Aghast Insane” di Lucca
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- BeckettGrafie:
Lunedì 13 Agosto '07
- ore 11.00 Piazzetta di via del Teatro
Delfi
di Sandro dell’Orco
conversazione in musica con l’autore

- ore 18.30 Bastione Sangallo
PlayBeckett – visioni multimediali nell’opera di Samuel Beckett
di M. Puliani – A. Forlani
conversazione con gli autori. Presentazione di Franca Mancinelli - Introduzione di Valentino Bellucci

Samuel Beckett e i Volti della Francia anni '50: Sartre, Ionesco, Genet...
mostra fotografica di Mario Dondero
a cura di Vito Panico
Aperitivo offerto dall’Azienda di Guerrieri

- ore 21.30 Bastione Sangallo
Suite Godot + Not Film
di Stefano Vagnini
concerto per pianoforte e immagini - prima esecuzione nazionale assoluta

- ore 22.30 Bastione Sangallo
PlayBeckett – visioni di parole
opere digitali dei film.makers dell’Accademia di Belle Arti di Macerata
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- IeroGrafie:
Martedì 14 Agosto '07
- ore 11.00 Piazzetta di via del Teatro
La Torre di Babele
di Pino Scaccia
conversazione in musica con l'autore

- ore 17.30 Piazzetta di via del Teatro: LIBERI-LIBRI spazio autogestito 2
Licenze Poetiche - reading di poesia
partecipano Giampaolo Vincenzi - Marco di Pasquale - Christian Baleani

- ore 18.15 Libreria del Teatro
L’Alfabeto Apocalittico di Edoardo Sanguineti
Videoframmenti dello spettacolo “Alfabeto Apocalittico"
di E. Sanguineti – S. Scodanibbio
regia di Massimo Puliani

- ore 18.30 Piazzetta di via del Teatro
Luna Traversa
di Giancarlo Trapanese
conversazione in musica con l’autore
Aperitivo offerto dall’Azienda di Guerrieri


- ore 21.30 Corte Malatestiana *
“La Buona Novella” di Fabrizio De Andrè
Davide Riondino voce
Chiara Riondino voce
Fabio Battistelli clarinetto e concertazione
Angelo Lazzeri chitarra
Alessandro Giachero pianoforte
Milco Merloni contrabbasso
Mauro Giorgeschi batteria
Coro Lirico Mezio Agostani - direzione Stefano Vagnini
Corpo Bandistico di Petriolo diretto da Massimiliano Luciani
Fabio Battistelli concertazione
Produzione per il Festival



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www. testietastifanofestival.blogspot.com
centroteatromarche@alice.it
uff.stampa CentroTeatro tel: 334.9447038
uff. stampa Hacca tel. 338.6992457
Prev. Biglietti Teatro della Fortuna tel.0721.800750


Ingresso gratuito alle manifestazioni. Poiché al Bastione Sangallo i posti sono limitati è possibile prenotare (servizio € 1,00)
Per gli spettacoli contrassegnati:
*Biglietti per la Corte M.: € 15,00 - ridotto studenti fino a 25 anni: € 13,00 (1 euro per la prevendita)

L’immagine del logo è tratta dall’opera di Marcello Diotallevi: “Poema d’amore in un paesaggio” litografia mm 280x380



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Centro Teatro-Marche - Hacca - Halley Editrice
in collaborazione con
Comune di Fano, Assessorato alla Cultura
sostengono l’iniziativa: Confesercenti Fano e provincia Pu – CNA – ASET spa Fano
BANCA di CREDITO COOPERATIVO di Fano - ITS impianti
partner: Radio Fano FANOTV La Scala Segreta Sistema Museo
Si ringraziano i Comuni di Acqualagna e Matelica

Testi testati, discussi, messi alla prova. O tastati, toccati, accarezzati con “note di parole”: è la proposta di Testi&TastiFanoFestival, che si terrà nella cittadina marchigiana dall’11 al 14 Agosto 2007. La parola sarà centrale in tutte le performance d’autore, dalla pagina alla partitura. Il festival è diretto Massimo Puliani (docente di comunicazione multimediale) in collaborazione con Alessandro Forlani (docente di scrittura creativa e sceneggiatura), e da Francesca Chiappa e Cristina Tizian per Hacca - Halley Editrice che proporrà incontri con i suoi autori in momenti letterari abbinati a performance musicali





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11 Agosto - BioGrafie


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Le Buone Persone; di Valentino Bellucci

Questo festival segue un’idea, un filo rosso: una serie di “ritratti” dedicati alle “Buone persone”. Questa espressione va intesa con una certa ironia, non per negare la cosiddetta “bontà” dei protagonisti ma per evidenziare semmai le molte sfumature che la bontà può manifestare, al di là dei soliti clichè. Ci viene in aiuto uno dei massimi filosofi del secolo scorso, Martin Heidegger, il quale ha scritto: “Io sono buono. Ma chi mai potrà dire questo? Nessuno, e meno di tutti proprio il buono. Queste conseguenze assurde dell’idea della coscienza buona dimostrano una sola cosa, ossia che la coscienza richiama sempre a un esser-colpevole.” I buoni non dicono mai d’essere buoni, nel momento stesso in cui lo fanno dimostrano la loro malafede, il loro narcisismo; in fondo non lo possono mai dire. La buona persona in realtà è quella che più sa fare i conti con la propria cattiva coscienza. In questo senso i nostri protagonisti rappresentano una dimensione non banale o buonista dell’essere buoni. La loro è la bontà heideggeriana, consapevole del paradosso: più ti senti buono e meno lo sei. Di fatto sono sempre gli altri a dire la nostra bontà, ma anche in quello caso c’è qualcosa di troppo, di imbarazzante. Per uscire dall’imbarazzo noi scegliamo di non usare né l’incenso né l’aureola del martirio… Preferiamo la vita di queste “buone persone” nella lotta e nel paradosso vissuto fino in fondo.


Giorgio Bocca su Enrico Mattei

“Che cosa era Enrico Mattei? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di elefante per le offese subite, abili nell'usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno”


Gian Maria Volonte; Essere un attore

“Essere un attore è una questione di scelta che si pone innanzitutto a livello esistenziale: o si esprimono le strutture conservatrici della società e ci si accontenta di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge verso le componenti progressive di questa società per tentare di stabilire un rapporto rivoluzionario fra l'arte e la vita.”
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Jean Cocteau su Edith Piaf

“Guardate questo piccolo essere le cui mani sono quelle della lucertola delle pietre. Guardate la sua fronte di Bonaparte, i suoi occhi di cieca che hanno ritrovato la vista. Come farà a far uscire dal suo petto minuto i grandi lamenti della notte? Ed ecco che canta, o meglio, come l’usignolo di Aprile prova il suo canto d’amore. Avete ascoltato questo lavorìo dell’usignolo? Soffre. Esita. Si schiarisce. Si strozza. Si lancia e cade. E d’improvviso, trova la sua strada. Vocalizza. Sconvolge.”


La Vie En Rose

On n'a pas d'argent ou on n'a pas le temps,on a besoin de quelque chose.On n'a pas envie et puis on change d'avis.Pour voir la vie en rose,je n'ai pas besoin de grand'chose,Faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir.Chanter ma chanson, visiter ta maison,on a besoin de quelque chose.Faire le tour du mondeou faire comme tout l'monde.Pour voir la vie en rose,je n'ai pas besoin de grand'chose,Faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir.Un peu moins de plastique,un peu plus de musique,on a besoin de quelque chose.Un peu moins de fanfare,un peu plus de guitare.Pour voir la vie en rose,je n'ai pas besoin de grand'chose,Faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir. Rose, je n'ai pas besoin de grand'chose,faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir.Rose, je n'ai pas besoin de grand'chose,faut simplement que je supposeque tu viens ici pour me voir.


La Vita Tutta Rosa: Occhi che fanno abbassare i miei / Un ridere che si perde nella sua bocca / Ecco il ritratto senza ritocchi / Dell'uomo al quale appartengo / Quando mi prende fra le braccia / Mi parla a bassa voce / Vedo la vita tutta rosa / Mi dice parole d'amore / Parole di tutti i giorni, / E sento che qualcosa / E' entrato nel mio cuore, / Una parte di felicità / Di cui conosco la causa / E' lui per me, / Io per lui nella vita. / Me l'ha detto, l'ha giurato sulla sua vita, / E fin dal momento in cui lo scorgo da lontano /Allora sento in me, il cuore che batte. / Notti d'amore senza fine / Una gran felicità che si fa largo, / I fastidi, i dolori si cancellano, / Felice, felice da morire.





Catherine Spaak (Boulogne-Billancourt, Ile-de-France, 3 aprile 1945) è una cantante e un'attrice teatrale e cinematografica di origine belga, ma la sua carriera artistica si è svolta prevalentemente in Italia.
Esordisce giovanissima nel film francese
Il buco (Le trou) di Jaques Becker e viene notata da Alberto Lattuada che la sceglie per interpretare il personaggio di Francesca, una studentessa di buona famiglia che si concede a un uomo maturo, nel film I dolci inganni (1960). Questo personaggio di ragazzina cinica e spregiudicata farà scalpore: il film avrà noie (e insperata pubblicità) con la censura, e la Spaak verrà scritturata anche in altri film proprio per reinterpretare questo ruolo.
Negli
anni '60 diventa quindi un sex symbol e si trova a recitare in numerose pellicole che faranno la storia della commedia all'italiana, quali Il sorpasso, La voglia matta, L'armata Brancaleone.
Alla carriera cinematografica affianca anche quella televisiva, esibendosi come cantante in alcuni varietà del sabato sera: alcuni suoi brani, come Quelli della mia età (cover della famosissima Tous les garçons et les filles di
Françoise Hardy) e L'esercito del surf, incisi per la Ricordi, entrano anche in classifica.
Nel 1968 è la protagonista del
musical tratto dall'operetta La vedova allegra, andato in onda nel 1968 per la regia di Antonello Falqui. Durante la lavorazione incontra Johnny Dorelli e la relazione sentimentale fra i due sfocia in un matrimonio.
Dopo alcuni anni di inattività al cinema, la Spaak si ripresenta al pubblico nella veste di
giornalista e di conduttrice televisiva: sulle reti Mediaset inaugura nel 1985 Forum, poi passato sotto la conduzione di Rita Dalla Chiesa.Dal 1987 passa a Raitre con Harem, un talk show tutto al femminile che è andato in onda per più di dieci anni, e intanto riprende a recitare in alcune fiction sia per le TV italiane che in Francia.Ha pubblicato alcuni libri (26 donne, Da me, Un cuore perso, Oltre il cielo).

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La Bici di Marco; di Andrea Marzi

La sera del 19 marzo 2002, un commando delle nuove Brigate Rosse uccise in via Valdonica, nel centro di Bologna, il giuslavorista Marco Biagi, consulente di vari governi in materia di riforme del lavoro, mentre rientrava a casa in bici dopo una giornata trascorsa all'Universita' di Modena dove insegnava.

« Marco, perché vai così forte in salita anche quando non serve? Per abbreviare la mia agonia »

12 Agosto - NeroGrafie

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Da Il mistero dell’inquisitore Eymerich; di Valerio Evangelisti

Sebbene fuori dalla tenda brillasse il sole, Eymerich ebbe l’impressione che fosse calata una notte improvvisa, e che creature da incubo, provenienti da un passato remotissimo, si stessero radunando al di là di quelle fragili pareti di stoffa. Cominciava ad essere stremato. Sospirò. Tornò a sedere sul pagliericcio, poi fissò sull’eretico uno sguardo ardente, ma velato dalla stanchezza:
“Ti dirò ciò di cui sono convinto io – disse – Credo, con Alberto Magno, che la concupiscenza carnale appartenga alla sfera animale, e degradi l’uomo. Credo, con Tommaso d’Aquino, che ciò che è puro sia vicino a Dio, e che lo spirito sia puro e la carne infetta. Credo che la ragione, in armonia con la fede, debba ferreamente dominare le turpitudini del corpo, perché queste ultime non sono sottomesse alla legge divina, come diceva Paolo. Credo che l’anima intellettuale e immortale sia l’unica forma sostanziale dell’uomo. Considero le tue opinioni blasfeme, ma col disordine teologico che regna attualmente nella Chiesa non posso giudicarle eretiche. Solo quando il pensiero dell’aquinate sarà l’unico a essere ammesso potrò condannarti a cuor leggero. Quel giorno, vedi di non capitarmi tra le mani.”

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I personaggi di Evangelisti attraversano il Tempo: sono animati da sogni, desideri e paure di oggi e di domani, fantasie che tentano di dominare la razionalità per piegarla a volte anche alla disumanità. Famoso per il suo Nicolas Eymerich, spietato inquisitore del 1300, affascinante e tormentato personaggio, Evangelisti ha saputo raccontare la storia di diversi e inquietanti avventurieri come Pantera o Eddy Florio, collocandoli in situazioni storiche ma lontane dalle abituali visioni.
Dall'epopea della ferrovia e delle compagnie minerarie negli Stati Uniti dell'800 alla storia di un mafioso italo-americano negli anni Trenta e infine alla formazione dello stato nazionale in Messico, lo scrittore bolognese predilige un lavoro di scavo nella memoria per riportare alla luce le radici delle lotte che hanno costruito il nostro presente. Eroi d'avventura, anarchici romantici o spietati attraverso cui Evangelisti compone scritti di grande valore storico nella critica al potere.

ELISABETTA MARSIGLI




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Bel minicd/demo d'esordio questo dei lucchesi Aghast Insane, un'intro e 5 pezzi per un totale di quasi 18 minuti che rivelano un gruppo caratterizzato da entusiasmo, grinta e compattezza, come tutti i gruppi undergound che si rispettino, ma anche dotato di personalità e di capacità tecniche e compositive decisamente sopra la media, che invece purtroppo tendono spesso a latitare, soprattutto nelle prime prove. Il genere proposto è quell'heavy-thrash tipicamente americano che ha fatto la fortuna di molti gruppi d'oltreoceano, in primis ovviamente i Megadeth, quindi brani con sfuriate violente ed accelerazioni repentine ma sempre un certo controllo del tutto, diciamo così, e un occhio particolarmente attento alle melodie e alla cura dei dettagli. Il trittico iniziale è emblematico in questo senso, con brani corti e relativamente sparati ("Alone") o leggermente più intricati ("Cherudek") ma decisamenti efficaci e personali (particolarmente bello poi l'inizio dell'omonima "Aghast Insane").I restanti due brani del lavoro, durando quasi quanto tutti quelli che li hanno preceduti, sono i più lunghi del lotto e mettono quindi più alla prova il gruppo che però, l'avrete capito, si rivela abbastanza maturo da non farsi assolutamente intimidire e continua per la sua strada, macinando riff su riff senza mai precipitare nel troppo scontato e quindi nel banale.Decisamente buona la produzione, con suoni incisivi e ben bilanciati (anche se per i miei gusti qualcosa andava rivista leggermente per la batteria), ottima la prova di Riccardo Bernardini, soprattutto sui toni medio bassi, precisa ed inarrestabile la sezione ritmica, affiatatissime e ipertaglienti le due chitarre. Potenza, "tiro", melodia, capacità, personalità, che altro volete? Aghast Insane, segnatevi il nome.
Vincenzo Buccafusca da http://www.heavy-metal.it/recensioni/demo_templ.php?id=148


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Giorgio Faletti: ''Uno in diviso'' di Alcìde Pierantozzi è un romanzo straordinario (06 giugno 2007)
“Mi piacciono tutti i romanzi di Lucarelli” dice “ma se devo indicare due chicche, due autori da tenere d’occhio, allora devo segnalare Alcide Pierantozzi e Piero degli Antoni. Il primo” continua “ha scritto Uno in diviso: un romanzo straordinario, di quelli crudi e violenti che sono la mia passione... dall'intervista a Giorgio Faletti, a cura di antonio carnevale per Panorama.it








Il talento fa paura. Il talento inquieta, ancora, persino in un tempo impassibile come il nostro. Soprattutto quando è giovane, e si presenta a noi con furia inaudita. La furia simbolica, sessuale, filosofica, omicida di questo libro, di questo romanzo struggente, infernale e paradisiaco al tempo stesso.Taiwo e Kehinde sono gemelli siamesi. Il loro corpo dotato di due busti e di un solo paio di gambe ha la forma di una ipsilon, come la lingua di un serpente, ma lavorando come inservienti dietro il banco di un locale di incontri sessuali pochi conoscono la loro natura, la verità della loro carne. È solo la prima di una serie di immagini fulminanti, di una successione di pagine fosche e splendenti che alternano ossessioni, torture, gironi danteschi, filosofia, sangue, suggestioni horror, riferimenti pasoliniani, passaggi efferati e altri pieni di una grazia purissima, quasi infantile.Uno in diviso: io, l’Italia, due gemelli con il corpo a forma di ipsilon, la Chiesa, l’aborto, i Pacs, l’omicidio, il terrore di uno sfruttamento fisico e intellettuale, il terrore di una spaccatura. Un romanzo che è un presagio, una fulminante premonizione. Una storia che descrive il crollo delle dicotomie contemporanee e ricorda il Pasolini degli ultimi film. Un terremoto che muove tutte le coscienze. L’autore ha vent’anni. Prima d’ora nessuno aveva mai osato tanto.
da http://217.220.124.215/hacca/prodotti/prodotto.php?idProdotto=11&PHPSESSID=4f8f52a0d3ef0675b721288c7a09b257










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Un libro doloroso e liberatorio sui sentimenti e il sesso, una confessione con le apparenze di un gioco, una crudeltà talmente semplice da avere un suo apparente, illusorio candore, giorno dopo giorno, per sei settimane, in questo diario quotidiano, col suo omicidio quotidiano. Tante storie d'amore, di incontri che paiono intimi e si rivelano impossibili. Delitti esemplari tutti, questi di Antonio Veneziani, come quelli di Mac Aub, ma che nel momento liberatorio del gesto, generalmente improvviso, trovano anche la propria condanna. Si uccide l'altro per rivelare la propria impotenza sentimentale. L'amore non è che lo specchiare se stessi nell'altro, come già aveva capito Socrate, impossibile tentativo di superare la propria incompletezza, di trovare una inesistente finitezza. Il bisogno della bellezza. ''Fu il venticello che improvvisamente si era alzato a farmi intravedere la roncola tra le foglie. Ci spiavamo da quarantanove anni. Ambedue pronti a colpire (....) La saliva amara, seppi che non avrei più potuto trasalire di speranza''. In questi brevi, spesso brevissimi racconti c'é tutta la precarietà della nostra umanità, la nostra transitorietà esistenziale e disperata solitudine, che cerchiamo di dimenticare nella ricerca, nell'aspirazione all'assoluto. Un assoluto che è l'amore, ma che si può cogliere in un verso, un gatto che passa, una prima luce in cielo, allo svanire della notte. E, per Veneziani, anche, potremmo osare, nell'attesa ebraica di un messia, nell'eredità di vittime. E nell'omosessualità come orgoglio e condanna, come centralità e marginalità: ''Ho la certezza di essermi perso Signore, ecco perché attraverso il presente scusandomi continuamente''. La verità che queste pagine ci mostrano è che se non credi nel tuo, di amore, come puoi credere in quello dell'altro? Sono solo bisogni disperati, d'amore a qualsiasi costo, a rimarcare che si è sempre soli. E chi stende queste pagine appare come un puro deluso dal mondo, un mite che fantastica, come è regola della letteratura, un poeta che si mette a nudo. Ogni pagina di diario, ogni giorno, un incontro e un gesto, un incontro d'amore e un gesto generalmente improvviso e talmente esemplare e terribile da essere spesso sottinteso, non descritto. Come una poesia in cui salta un verso, ma si avverte lo spazio, la cesura. Una bolla di rabbia che trova un suo sfogo, una serena ripetitività, una violenza che è solo il riverbero di quella che si subisce in questo sporco mondo. ''Metto musica di Louis Armstrongo di Tom Waits? Di Lou Reed o dei KlezRoym? Non importa: basta siano canzoni d'amore, anche se mi spingeranno alle lacrime e mi asciugheranno la saliva''.
Paolo Petroni

Ci sono artisti che frequentano l’immobilità, così come ci sono ricercatori che tentano continuamente il divenire. Un esempio di immobilità, tanto per fare un esempio eclatante, è quello di Giorgio Morandi. Siamo sicuri, infatti, che fra il periodo “metafisico” e quello delle bottiglie, ci sia tanta differenza? Ci permettiamo di dubitare fortemente sulla discontinuità di questo grande pittore. Antonio Veneziani appartiene senz’altro al “partito eracliteo”; in altre parole, è un autore che si lascia felicemente tentare dalla scrittura e dal desiderio di rinnovare continuamente la scrittura stessa. Al di là di questo, esiste un filo rosso che segna l’intera avventura creativa del poeta? Riteniamo che si possa rispondere positivamente ad una domanda del genere. Infatti la scrittura di Antonio Veneziani è, da sempre, immersa fino al collo nella carne e nell’esistenza. Da qui la conclamata estraneità dell’autore di Vespasiani e di Cronista della solitudine nei confronti di Giorgio Manganelli. L’autore de La palude definitiva va a caccia di un lettore che sa che niente gli verrà detto poichè la letteratura si costituisce come uno spazio astratto che non comporta né un messaggio né una comunicazione. Veneziani, al contrario, vuole comunicare; comunicare che cosa? Appunto la carne, solo la carne; ora però la carne di Vespasiani è assai diversa da quella del Cronista della solitudine (Hacca editore, 105 pagine, 10,00 euro), l’ultima fatica del poeta. Vespasiani è intriso di una intensa liricità; basti pensare a “Sbucciando / la luna sulle dita /, il vagabondo tirò giù il ragazzo /, nell’umidità del fossato”, per comprendere come, in questo caso, la scrittura ,appunto, non vuole separarsi dall’effusione lirica. Nell’ultimo lavoro si aprono senz’altro momenti lirici, ma questi non costituiscono l’anima del Cronista; insomma, in che consiste il grande valore di questo libro? Ci troviamo dinanzi a quarantanove brevi racconti che vedono Veneziani operare una felicissima sintesi fra l’esistenza, colta in tutta la sua contraddittorietà, ed una sorta di surrealtà. Si tratta di un libro nero? Certo si narrano degli omicidi, omicidi che non si sa bene se compiuti o solo immaginati. L’universo poi è segnato da quelli che Giancarlo De Cataldo chiama i “marchettari angelici” dato che, lo ripetiamo ancora, la carne urge e non può essere messa a tacere. La surrealtà, una surrealtà alla Veneziani, è data da una immersione nel fantastico che ci fa comprendere come tutto l’essere, per il poeta, sia ambiguo e fonte di un approccio polisemico. D’altronde non potrebbe che essere così dato che Antonio Veneziani è un filosofo ateo e quindi rifugge dalla comode sicurezze della verità assoluta. Dunque, la radice ultima della sintesi operata dal Cronista della solitudine sta nell’eresia che si trova al centro stesso di Veneziani: l’eresia che vede l’ebreo rifiutare il Dio dei padri e l’omosessuale rigettare la grande muraglia della pretesa “normalità”. “Errante, erotico, eretico” avrebbe detto Osvaldo Licini; definizione assolutamente perfetta per Antonio Veneziani.
Robertomaria Siena

13 Agosto - BeckettGrafie

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uno scatto storico di Mario Dondero: Beckett è il 6 da sx.

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Massimo Puliani su Mario Dondero

Mario Dondero dichiara che non è un Fotografo, ma Autore di Giornalismo Fotografico. Autore, perché produttore d’Arte. Giornalista, perché opera un servizio civile nella realtà. Fotografo, perché scrive con la luce Mario Dondero è per noi una Leggenda Vivente. Sembra un po’ smisurata questa definizione: ma voi ci pensate chi ha incontrato e dove ha scattato fotografie Mario Dondero? Un elenco impossibile da sintetizzare. Citeremo solo alcuni nomi: Samuel Beckett, Pier Paolo Pasolini, Roland Topor. E ci vorremmo fermare qui. Ma come non citare Jean Paul Sartre, Jean Genet, Alain Resnais, Eugene Ionesco, Nathalie Serraute, Alain Robbe-Grillet, Robert Pinget. Con Mario Dondero si può guardare alla Storia, agli eventi culturali e ai movimenti artistici, ma anche alle Storie di Popoli, micro storie, grandi storie.... di un’umanità che è sempre presente nell’immaginario del nostro viaggiatore senza meta.
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due note di Massimo Puliani su Suite Godot

Riscrittura multimediale per pianoforte e immagini: “Suite Godot + Not Film” , pone l’Occhio e l’Orecchio sul pianeta Beckett con una visionaria interpretazione del capolavoro del premio Nobel per la Letteratura: “Aspettando Godot” (pièce del 1953) e con un’impossibile (CORSIVO) partitura sulla performativa scrittura cinematografica di Buster Keaton: “Film” cortometraggio muto, con un solo rumore: SSSS, pronunciato all’inizio del film prodotto nel 1965.Musica, testi e editing immagini: Stefano Vagnini


Suite per Godot! Aspettando Godot.Suite per Beckett! Samuel.Suite per pianoforte! Sedici minuti e qualche secondo.Frammenti di memoria che affiorano nella tastiera, come detriti di parole mute che scopriamo negli spazi bianchi della pagina beckettiana, evocando ora una intensa e montante fisicità, ora evanescenti quanto mai fluide sonorità.Ecco allora il grigio di quell'Ultima Polvere, l'Eco di quel Silenzio, ma anche il senso Comico che diviene Tragico.

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Sweet Godot di Stefano Vagnini

DO
SENZAMODULARE
TUTTOILPEZZOINDO
MANOSINISTRAMAGGIORE
COMINCIANDOADONDOLARE
DOLCEMENTESULSOL
RI-GO-RO-SA-MENTESOLO
SENZAMAIFERMARE
QUASIMAIFERMARELAMANO
CHEDONDOLATRASOLEDO
HOQUASIDUEMANISINISTRATE
CHESCENDONOLUNGOILCORO
STRANAMENTESTANCHE
DIMEZZOTONOINMEZZOTONO
ANCORAMENOSEPOTESSI
SEMPREMEZZOTONOPIUGIU’
MEZZOTUONOPIUGIU’
PRECIPITATONELLABISTRATTATAZONAGRAVIDA
DIARMONICIABOCCA
SEMPRECONTINUA
DOLOROSAMENTESENZACAMBIAREMAI
OQUASIMANO
SENZAFERMARSI
INTORNOALLASTANZA
SENZAENTRARE
SOLOUNACCENNODELTEMA
ANCORADOESOLALLAMANOSINISTRA
CONLADESTRACHEFINALMENTESUGGERISCE
ILTEMA
SOLOSUGGERITO
SEMPREDONDOLANDOININTERROTTAMENTE
SENZAFERMARSI
QUALCOSAINALTO
TRAICUNEIACUTI
POILACCENTODELTEMA
ANCORACCENTATOSULDOESULSOL
ADESSOILRITORNELLO
ALLEGROMANONTROPPO
VELOCEMACONCURA
CONCURAERASSEGNATADILIGENZA
DOESOL
SOLEDO
SENZAFERMARSI

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Alle 22.30 proiezione di tredici video-opere beckettiane dei film-maker dell’Accademia di Belle Arti di Macerata: Colla Alice, Giulivi Natascia, Bianchi Alessandro, Buzzo Roberto, Ferretti Fabio, Mattioli Andrea, Moscoloni Gianluca, Tittarelli Silvia, Santini Massimiliano, Talarico Mirko, Di Battista Marco, Hulbert Vivine, Tesei Alessandro, Menco Marco, Alemanno Andrea, Ribichini Luca, Belfiori Marika, Sabbatini Francesco, Branchesi Silvia, Amici Alessio, Violini Marica.

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LIBERI-LIBRI
Licenze Poetiche è un gruppo letterario che nasce a Macerata nel 2002 da un’intuizione del poeta Alessandro Seri. L’idea alla base di Licenze Poetiche è quella della cultura partecipata e di servizio, una serie di attività culturali di alta qualità diffuse sul territorio e fruibili da ogni cittadino. Le iniziative di Licenze Poetiche vanno dalla bottega di scrittura creativa “La tribù dalle pupille ardenti” che ha sede a Macerata ai diversi gruppi di lettura “I libri per l’isola deserta” che si svolgono nelle biblioteche dei Comuni di Tolentino, Mogliano e Macerata stessa; dall’organizzazione della rassegna letteraria “Licenze Poetiche” alla cura del premio letterario “Poesia di Strada” (il più importante premio per poesia inedita del centro Italia). Oltre a ciò l’associazione organizza eventi ormai ben noti come: la lettura pubblica “Poeti nel parco” e il “Poetry Slam della provincia di Macerata”, il festival delle arti “Rampe per alianti” che si svolge ogni anno al castello della Rancia di Tolentino. Il gruppo che fa parte di Licenze Poetiche è composto da alcuni tra i migliori giovani poeti italiani, da critici letterari, poeti performativi, fotografi e pittori (http://www.licenzepoetiche.it/)

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14 Agosto - IeroGrafie

Da Il sogno di Mari; di Fabrizio De Andrè

Nel Grembo umido, scuro del tempio, l'ombra era fredda, gonfia d'incenso; l'angelo scese, come ogni sera, ad insegnarmi una nuova preghiera: poi, d'improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali, quando mi chiese - Conosci l'estate io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento. Volammo davvero sopra le case, oltre i cancelli, gli orti, le strade, poi scivolammo tra valli fiorite dove all'ulivo si abbraccia la vite. Scendemmo là, dove il giorno si perde a cercarsi da solo nascosto tra il verde, e lui parlò come quando si prega, ed alla fine d'ogni preghiera contava una vertebra della mia schiena.


Da Postkarten; di Edoardo Sanguineti

I miei occhi sono bruciati dentro i tuoi occhi, dentro i tuoi pacchi: sono bruciati come ragni bruciati, come giornali, come giorni: i miei occhi di felci e di fieni e di fiati: che sono bruciati come mani bruciate, come vetri bruciati, come pipe: i miei occhi che sono bruciati come gli occhi che sono bocche: che cantano: e ti cantano questa canzonetta, in questo reparto speciale, al San Martino. Mi accorgo che ho sperato di rinascere: e che la forma giusta, invece, per me, era poi questa che mi porto addosso: la mia evoluzione si è arrestata a uno stadio di piedi sudaticci, di narici eccessive (e, in più, eccessivamente irritabili), di costole distorte come costolette troppo cotte, di forfore, di gibbosità varie: (il resto, se ci tieni, te lo aggiungi da sola, qui): sono arrivato a queste conclusioni in un locale che si chiama "Gobulíe cupolà,", perché si tiene le sue cupole blu, in effetti, in testa, e che è una ciai-canà (e insomma una casa da tè), dove ho discusso con un Predrag della catena cosmopolitismo-nazionalismo-imperialismo (e dell'internazionalismo alternativo): al telegramma, invece, ho rinunciato: perché mi accorgo che morire, adesso, non mi serve.