>> Perché un Festival? Note tematiche

note a cura del prof. Massimo Puliani

Un festival MONOGRAFICO ma MULTIPLO per presenze di artisti, musicisti, giornalisti.
REPORT PAOLINI, è quindi un vero rapporto (con analisi, dati, esplorazioni, visioni ...) sulla produzione teatrale, musicale, televisiva, documentaristica e cinematografica di Marco Paolini.
Sulle sue tracce troveremo diversi indizi, testimoni e complici, da Carlo Mazzacurati a Giovanna Marini, da Ilvo Diamanti a Milena Gabanelli, da Sergio Staino ai Mercanti di Liquore, da Daniele del Giudice a Mario Rigoni Stern (a cui dedichiamo il Festival). La TESI
Informazione Spettacolo: Verità Finzione?
sabato 2 agosto: - ore 17.00 Teatro della Fortuna – Sala Verdi Spettacolo informazione: verità finzione? Tavola rotonda con la partecipazione di Maro Dondero (reporter fotografo) Paolo Angeletti – Franco Elisei – Lorenzo Furlani (giornalisti) Interviene con una testimonianza in video Ilvo Diamanti conduttore: Massimo Puliani
Sarà proiettata come introduzione, un’intervista a Orson Welles tratta dal film “La ricotta” di Pier Paolo Pasolini (1963)

Lo “Spettacolo” si nutre dell’Informazione, della Cronaca.
Da un lato si pone finalità come NARRAZIONE, come spinta alla riflessione, alla discussione, con un diverso punto di vista,
dall’altro diventa esso stesso esempio (negativo?) di una commistione fra REALTA’ e REALITY, dove non si distingue più ciò che è accaduto e ciò che è frutto di fantasia.
Qui, al contrario dell’esempio precedente, ci troviamo di fronte ad un genere Informazioni/Spettacolo sinonimo di MORBOSITA’, INVASIVITA’ nella sfera del privato che non Tutela la Privacy, che non rispetto la libertà degli individui.

Con REPORT MARCO PAOLINI proponiamo il lavoro di Marco Paolini che è da sempre contrassegnato da uno stile affabulatorio, che coniuga sensibilità narrativa, impegno civile e creatività linguistica. , I fatti del Vajont o il mistero di Ustica o il Sergente di Stern, nascono da una necessità di trasmissione di una memoria storica, di fatti e vicende che ripercorrono in un orizzonte teatrale e musicale, la nostra Storia recente. L’intento non è la ricostruzione fedele di essa, ma la riproposizione di essa con una sguardo attento a ciò che queste storie ancora oggi rappresentano. Paolini ha dimostrato questa capacità di dialogo e di riflessione, coniugando sulla scena, l’arte dell’ affabulazione che ha radice lontane, passando dalla Commedia dell’Arte ai Narratori Popolari, alla elaborazione musicale dei cantautori che si nutrono di poesia (da Rodari a De Luca, da Biagio Marin a Dino campana).
L’attore veneto è uno dei punti di convergenza più significativi del teatro in Italia.

AUDIENCE: IL TEATRO IM-POSSIBILE in TV
Il programma che stiamo varando è molto interessante, in quanto attraversa uno specifico :
IL TEATRO IM-POSSIBILE in TV
Un convegno e 4 videoproiezioni.

L'audience (cioè il numero di spettatori che hanno seguito le trasmissione televisive delle opere di Marco Paolini) ha dato questi significativi risultati:

"IL RACCONTO DEL VAJONT - 9 OTTOBRE '63"
(prod. Moby Dick 1993- Teatri della Riviera e RAI 2; ed. Einaudi 1999)
(Diretta Rai 2 il 9 ottobre 1997 dalla diga del Vajont)
3 milioni e mezzo e il 15 per cento della precedente esperienza su RaiDue.

"I-TIGI - CANTO PER USTICA" (prod. Jole, 2000; ed. Einaudi 2001, in diretta su Rai 2 da Piazza Santo Stefano in Bologna il 6 luglio 2000)
Nessuno, in Rai, nasconde la soddisfazione per gli ascolti raccolti "I TIGI, Canto per Ustica", il nuovo spettacolo di Marco Paolini andato in onda in seconda serata e seguito da 1 milione e 813 mila persone (13.03 % di share).
Paolini forse sorriderà, ma il suo canto per Ustica, miglior risultato della seconda serata, ha battuto, in termini di ascolti televisivi, il "Maurizio Costanzo show", che si è dovuto accontentare di 1 milione 153 mila (share del 18.52)

IL MILIONE (quaderno veneziano – 1997)
ha ottenuto 2 milioni di telespettatori e 10 per cento in PRIMA SERATA

IL SERGENTE
(prod. Jolefilm, 2004 - in diretta su LA 7 il 30 ottobre 2007 dalla Cava Arcari di Zovencedo)- La7 sorprende nella sfida degli ascolti Il programma visto da 1 milione 232 mila spettatori pari al 5,5% di share

ALBUM D'APRILE
( prod. 1995 - in diretta su La7 il 1 febbraio .2008 da Filmore di Cortemaggiore)
un milione 232mila spettatori, 6% di share

CHI E’ MARCO PAOLINI

Marco Paolini, nato a Belluno nel 1956, è attore, autore e regista.
Dagli anni Settanta al 1994 ha fatto parte di diversi gruppi teatrali, tra i quali Tag Teatro di Mestre e Laboratorio Teatro Settimo.
Negli anni Novanta produce Il racconto del Vajont, che riceve il Premio Speciale Ubu 1995 per il Teatro Politico, Premio Idi 1996 per la migliore novità italiana. Trasmesso in diretta televisiva su Rai 2, nel 1997 vince l’Oscar della televisione come miglior programma dell’anno.
Tra le altre sue numerose produzioni ricordiamo: Stazioni di transito album di storie (1999), I-tigi canto per Ustica (2000), Parlamento chimico (2002).
Per il cinema ha lavorato con Daniele Segre, Nanni Moretti, Carlo Mazzacurati, Daniele Lucchetti, Franco Bernini.

MARCO PAOLINI A FANO debutta il 13 novembre 1999 al Teatro della Fortuna con Bestiario Italiano i Cani del Gas

INTERVISTA a MARCO PAOLINI
da Repubblica — 23 ottobre 2005 pagina 52 sezione: DOMENICALE – a cura di Rodolfo di Giammarco

“Ha citato il bar, luogo paradigmatico dei suoi Album teatrali, parlatorio dei ragazzi di provincia. Il bar come mitico crocevia, come seconda casa, come rifugio degli sportivi... «Ma lo vuol sapere? In realtà io non avevo un mio bar. Mi riferisco a caffetterie di altri, a locali dove bighellonava il mio giro. Ho ritratto con immenso affetto il bar della Jole, perché sede e meta collettiva della Jole Rugby Trevigi. Il mio passaggio dall' infanzia all' adolescenza, dalla terza media al primo liceo, ha semmai a che fare con la socialità di un tavolo: smettendo di stare con un compagno di giochi, passavo al contatto con un gruppo di persone che in genere chiacchieravano di politica attorno a un tavolo. Ragazzi poco più grandi di me, che discutevano di cose interessanti come il Vietnam o la situazione in Portogallo, o di straordinarie svolte come il '68, che capivo essere una rivoluzione visto che la categoria dei giovani, fin lì inesistente, s' era presa la scena senza aspettare l' eredità degli anziani, apprendendo tutto dai coetanei. Con i rischi relativi».

Negli anni Settanta sono partito con cose popolari, canzonieri politici, il folk di Woody Guthrie, le creazioni di Giovanna Marini (me le "bevevo"), ogni tipo di tradizione». Da questa cultura dell' impegno alla pratica del teatro il passo è breve. Paolini converte la politica sul territorio e i circoli di apprendistato sociale in voglia di comunicazione scenica, e il festival di Santarcangelo di Romagna è l' utopia che diventa raduno, coscienza, cantiere di progetti, piattaforma di spettacoli. Ma prima che Paolini diventasse Paolini, qual è stato il tirocinio? «Al principio fu Brecht. Mettemmo in prova per un anno e mezzo un Galileo, senza venirne a capo. Impararlo a memoria era un inferno. Invece ci riuscì, nel '74 al liceo, l' allestimento de L' eccezione e la regola, con un prologo e un epilogo di canzoni popolari di lavoro, di lotta.

Sembrerebbe che Paolini corteggi solo i problemi, gli scandali, le tragedie corali, i sentimenti duri.

Il suo ultimo lavoro, Miserabili. Io e Margaret Thatcher, sembra corrispondere ancora una volta alla necessità di comunicare il senso del presente superando la legittima – ma a volte emotivamente sterile – volontà di informazione storica. In un quadro narrativo in forma di ballata, attraverso monologhi, canzoni e brevi racconti, lo spettacolo restituisce le metamorfosi della società italiana a partire dagli anni Ottanta, proseguendo idealmente il percorso inaugurato alcuni anni fa con gli “Album”. L’ex primo ministro inglese, la “Lady di ferro”, è la protagonista di un dialogo immaginario con Nicola, già incontrato, appunto, negli “Album”. Al centro di questa sorta di autobiografia collettiva, la questione economica, l’intreccio spesso sfuggente tra il “micro” e il “macro”, le delusioni di questo nostro passato prossimo che sconfina nel presente. A partire dunque dai temi intrecciati dallo spettacolo, l’incontro con Marco Paolini risponde all’esigenza dell’attore di ragionare ad alta voce sull’influenza, sempre crescente, delle regole – e dell’assenza di regole – di mercato, sul nostro modo di immaginare il futuro senza progettarlo, di vivere il presente, di rimuovere la memoria. Ma è anche un modo per una riflessione pubblica sulle strategie teatrali, drammatiche e narrative dal punto di vista di chi ha fatto della testimonianza-in forma-di-teatro un vero e proprio genere teatrale....
«Stratifico, mi vorrei concedere il lusso dell' extratemporalità e dell' anacronismo, vorrei mettere a frutto il "live", quello che ricevo dal pubblico, perché il paese vitale è diverso dal paese reale rappresentato dai media. L' ispirazione più bella nasce da un coro vigoroso fatto di storia, poesia e passioni, da una Costituente di identità. E nasce anche dalle frequentazioni: imbattersi in Meneghello o Zanzotto, discutere qualche volta all' anno con Erri De Luca con cui ho lavorato in concerto, sono doni che ti lasciano idee. Ma sto bene anche con amici che lavorano in fabbrica, con chi coltiva i campi, con chi fa il tassista. Mai, è la regola, abusare delle confidenze. Le cose durano se sono rare. M' è bastato un concerto di Bruce Springsteen, e la bellezza m' è rimasta». -

GLI SPETTACOLI

IL RACCONTO del VAJONT
….Così, ancora una volta Marco Paolini affonda le mani in un capitolo buio della storia d’Italia. Lo fa nel suo modo: gli serve un pubblico per mettere a fuoco il proprio testo; ma gli serve un testo per saggiare un pubblico, vale a dire per essere quello che è, un narratore, cioè un narratore orale. Si è più volte sottolineato come Dario Fo sia la sua matrice. Ma se il suo metodo di lavoro, la raccolta di dati, lo studio e l’esercizio, assomigliano al lavoro di Dario Fo, e se a Fo assomiglia il lavoro sul contesto, anche il più impervio e il meno poetico della nostra storia, solo di Paolini è la contestazione assoluta del sistema teatrale italiano. Paolini ne rifiuta addirittura i postulati, l’idea stessa di spettacolo, dei suoi rituali, i rapporti con la stampa, i rapporti con un certo tipo di pubblico, la replicabilità di un accadimento che non si ripeterà mai nello stesso modo. Così, sempre è nel teatro. Ma nel caso di Paolini c’è una specie di oltranza. Nel suo caso, diventa un fatto strutturale: si colloca a metà strada, in una via tutta sua, tra la performance di matrice avanguardista e il teatro politico. Prima non s’era visto mai. [Franco Cordelli]data: 18-10-2001]
Corriere della sera (Spettacoli) - Paolini: dal Vajont

"I- TIGI Canto per Ustica"
"I- TIGI Canto per Ustica" - I-TIGI era la sigla del Dc 9 dell' Itavia - sarà trasmesso anche in televisione, su RaiDue, nell' ambito della rubrica "Palcoscenico". Marco Paolini, che ha già colpito e commosso i telespettatori con la sua orazione civile sul Vajont (tre milioni e mezzo di telespettatori restarono davanti alla tv nell' ottobre del ' 97) raccontando una tragedia della sua terra - è nato a Belluno 46 anni fa - ha scritto "I- TIGI" su sollecitazione dell' associazione dei parenti delle vittime, alla quale sono destinati gli incassi dello spettacolo che, dopo Bologna, dove è in scena all' Arena del Sole fino al 2 luglio, si sposterà Palermo, dal 4 al 7 luglio nella chiesa di Santa Maria dello Spasimo. A Palermo avrebbero dovuto arrivare gli 81 passeggeri del Dc 9 partito da Bologna. Marco Paolini evoca i loro nomi, ma la chiave dello spettacolo non è tanto la criminalizzazione di qualcuno - militari italiani? americani? libici? francesi? - quanto l' indagine rigorosa, la ricostruzione scientifica di quegli ultimi minuti nel cielo di Ustica e di quello che accadde nelle immagini sui radar, dai quali sarebbe dovuta arrivare - e non arrivò - la documentazione necessaria ai magistrati per stabilire la verità. Una verità che ancora non c' è. A vent' anni dalla tragedia, Ustica è tornata d' attualità dopo che il presidente del consiglio Amato ha chiesto la collaborazione dei governi coinvolti.

IL SERGENTE
Quindi, poco dopo le 21.30, si è alzato il sipario e dalla Cava Arcari di Zovencedo (Vicenza) Marco Paolini ha cominciato il suo personale racconto del Sergente, tratto dal libro Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern, diario autobiografico che ripercorre i momenti drammatici della ritirata degli alpini italiani in Russia, portato in teatro in forma di studio per la prima volta nel 2004. Un'operazione rara in tv dove uno spettacolo teatrale, in particolare un monologo, è stato trasmesso in diretta, nella sua interezza e nel suo rigore, senza nemmeno l'intervallo tra primo e secondo atto. Un po' come accadde per "Ustica" e "Vajont", episodi rimasti impressi nella storia della tv, anche La7 ha dato spazio a una serata dove arte e impegno, suggestioni letterarie e teatrali si sono intrecciate sul piccolo schermo. I risultati raggiunti fanno del Sergente il programma-evento più visto dell'anno fino a oggi su La7. La rete del Gruppo Telecom Italia Media annuncia che la messa in onda di ieri sera ha segnato l'inizio della collaborazione con Marco Paolini, e che La7 ospiterà i nuovi progetti pensati e ideati da Jolefilm, la sua casa di produzione di Padova.

ALBUM D'APRILE
Benissimo: un milione 232mila spettatori, 6% di share, una festa per la piccola La7 e le sue scelte controcorrente. Già, e quando sbaglia un colpo Paolini? Dal boom del Vajont, 1997, alle altre orazioni civili, l'autore-attore di Belluno, 51 anni, non fa che infilare successi che ammanta di pudore simile a quello dei rugbysti pre-era professionismo che racconterà domani sera, non a caso vigilia del Torneo delle Sei Nazioni (esclusiva La7) che sabato alle 15 vedrà l'Italia battagliare a Dublino. Album d'aprile unisce le vicende dei tumulti di piazza di metà anni Settanta a quelle dell'immaginaria, ma non troppo, squadra di rugby giovanile Jole di Treviso. L'alter ego di Paolini, il timido Nicola, passa dai placcaggi nei campi fangosi alle "discussioni'" nelle piazze facendo tappa nel bar dove la Jole serve "ombre", cucina "folpi" (polipi) e insegna la vita, come fa del resto il preteoperaio (tutta una parola) e allenatore Tarciso che nelle regole scritte e non scritte del rugby trova analogie con un più noto decalogo. L'aggiornamento del titolo originario (il monologo Aprile '74/5 scritto a metà anni 90) ha lasciato intatto il testo che viene ora accompagnato dal musicista Lorenzo Monguzzi, dei Mercanti di Liquore

GLI OSPITI

MILENA GABANELLI
Come naturale evoluzione del programma sperimentale "Professione Reporter" in onda su Rai2 dal 1994 al 1996. Era un rotocalco di informazione che proponeva un cambiamento di metodo rispetto al giornalismo tradizionale: il videogiornalismo. Milena Gabanelli (autrice del programma) dà spazio e tempo a tutti i freelance che lavorano con la propria telecamera e aspirano ad un giornalismo più impegnato. Invita nel piccolo studio i nomi più famosi del giornalismo tradizionale a dibattere su questa nuova frontiera. Il sindacato insorge: vede nel metodo un'arma per la riduzione di posti di lavoro.Da quell’esperienza si forma un gruppo anomalo, forse unico nel panorama giornalistico, con una passione comune: l’inchiesta investigativa. Un genere di giornalismo abbandonata a causa degli alti costi, ma forse anche perchè richiede, da parte del giornalista, un grande impegno personale. La forma scelta è quella vecchio stile, abbinata al metodo di lavoro piùinnovativo fra i network occidentali. Così la Gabanelli dà vita a Report, una scommessa che per durare negli anni aveva bisogno di autori che ci credessero e con il coraggio di resistere alle difficoltà. Grazie al lavoro di giornalisti come Bernardo Iovene, Sabrina Giannini, Stefania Rimini e Paolo Barnard la testata si è affermata e successivamente rafforzata con il contributo di altri professionisti che via via sono entrati nel gruppo di lavoro.Dal 2001 Report viene programmato in prima serata e oggi è un punto di riferimento nel giornalismo d’inchiesta prodotto dalla Rete.


Milena Gabanelli (Nibbiano, 1954) è una giornalista italiana. Opera come freelance, in particolare collaborando con la Rai a programmi televisivi di inchiesta.[1]
Nata a Tassara, frazione di Nibbiano in provincia di Piacenza, vive a Bologna, dove si è laureata al DAMS con una tesi in storia del cinema. È sposata ed ha una figlia di nome Giulia.
Collabora alla Rai dal 1982. Ha iniziato conducendo programmi di attualità per le tre reti.
Dal 1991 introduce in Italia il videogiornalismo, lavorando da sola con una videocamera portatile, che crea uno stile più diretto nelle interviste e in generale nel modo di fare programmi televisivi. Milena Gabanelli teorizza il suo metodo e lo insegna nelle scuole di giornalismo.

ILVO DIAMANTI
Professore ordinario di Scienza Politica nella Facoltà di Sociologia dell'Università di Urbino, al cui interno: ha fondato e dirige il Laboratorio di Studi Politici e Sociali (LaPolis). E' presidente del Master in Tecnici di politiche territoriali: tra regione ed Europa. Dirige il Corso di formazione e aggiornamento professionale in Sondaggi, media e democrazia. Analisi dell'opinione pubblica in ambito istituzionale e politico. Insegna Scienza politica e Sociologia Politica al corso di LT in Sociologia e Identità politica e scelta di voto alla LS in Sociologia: identità, memoria e mutamento sociale. E' stato coordinatore del Dottorato di ricerca in Sociologia dei fenomeni culturali e dei processi normativi (dal 2001 al 2003). E' stato direttore scientifico dells Fondazione Nord Est di Venezia (dal 1999 al 2003).Ha la responsabilità scientifica di Demos & Pi. Di Vicenza, per il quale cura indagini periodiche sulla società italiana, tra cui osservatori come Gli italiani e lo stato e Il capitale sociale degli italiani. Sul quotidiano la Repubblica tratteggia "Mappe" della politica e della società italiana. Tiene, da alcuni anni, seminari e corsi presso l'Ecole Doctorale di Paris II, Panthéon-Assas. E' membro del comitato scientifico ed editoriale delle riviste : Rassegna Italiana di Sociologia, Rivista Italiana di Scienza Politica, Political and Economic Trends, liMes, Sviluppo locale, Economia e Società Regionale, Critique Internationale.

GIOVANNA MARINI
ll'anagrafe Giovanna Salviucci in Marini (Roma, 19 gennaio 1937) è una musicista, cantautrice e ricercatrice etnomusicale e folklorista italiana. La sua attività multiforme ne ha fatta una delle figure più importanti nello studio, nella ricerca e nell'esecuzione della tradizione musicale popolare italiana, ma è autrice anche di canzoni e cantate di propria composizione.

CARLO MAZZACURATI
Carlo Mazzacurati (Padova, 2 marzo 1956) è un regista e sceneggiatore italiano.Figlio dell'ingegnere Giovanni Mazzacurati, è stato animatore del cineclub padovano Cinema Uno assieme a Piero Tortolina.Nel 1979 realizza grazie a un'eredità un film in 16mm, Vagabondi, che nel 1983 vince il premio di distribuzione offerto dalla Gaumont al festival milanese Filmmaker. Ma la successiva smobilitazione della casa di distribuzione impedisce al film di raggiungere le sale.
Si trasferisce a Roma, dove lavora ai testi di alcune trasmissioni televisive e nel 1985 scrive assieme a Franco Bernini la sceneggiatura di Notte italiana, che trasforma in film nel 1987.
Conquista il Leone d'Argento nel 1994 con la pellicola Il toro.
Come sceneggiatore ha collaborato tra gli altri con Daniele Luchetti e con Gabriele Salvatores, vincendo il Premio Solinas per la sceneggiatura di Marrakech Express. Ha recitato piccole parti in quattro film di Nanni Moretti.

MARIO RIGONI STERN
Mario Rigoni Stern (Asiago, 1 novembre 1921Asiago, 16 giugno 2008) è stato uno scrittore italiano, e un grande amante delle montagne dell'Altopiano di Asiago, un vero cimbro appartenente alla cultura dei Cimbri e le sue montagne non lo dimenticheranno.
· Il sergente nella neve (1953) - Premio Bancarellino 1963
· Il bosco degli urogalli (1962)
· Quota Albania (1971)
· Ritorno sul Don (1973)
ecc. ecc.
Sul finire degli anni sessanta scrive il soggetto e collabora alla sceneggiatura de I recuperanti, film girato da Ermanno Olmi sulle vicende delle genti di Asiago all'indomani della Grande guerra.
Successivamente pubblica altri romanzi nella sua terra natale e ispirati a grande rispetto e amore per la natura. Sono inoltre ben sottolineati nelle sue storie quei valori ritenuti importanti della vita. Sono questi i temi di Il bosco degli urogalli (1962) e Uomini, boschi e api (1980).
Nel 1999 gira con Marco Paolini un film-dialogo diretto da Carlo Mazzacurati, Ritratti: Mario Rigoni Stern. Nel film Rigoni Stern racconta la sua esperienza di vita, la guerra, il lager e il difficile ritorno a casa, ma anche il rapporto con la montagna e la natura. Il racconto come veicolo della memoria: per il Sergente è doloroso ma fondamentale portare agli altri la propria esperienza. A proposito del senso della vita dice:

« ...il momento culminante della mia vita non è quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando la notte dal 15 al 16 sono partito da qui sul Don con 70 alpini e ho camminato verso occidente per arrivare a casa, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo, e riuscire a partire dalla prima linea organizzando lo sganciamento, quello è stato il capolavoro della mia vita.... »

Per la sua sensibilità verso il mondo della natura e della montagna l'11 maggio 1998 l'Università di Padova gli ha conferito la laurea honoris causa in scienze forestali ed ambientali.

SERGIO STAINO – GIANNI CARINO
il personaggio che lo ha reso famoso, Bobo - per molti somigliante ad Umberto Eco è invece dichiaratamente ispirato a se stesso - che pubblica per la prima volta nel 1979 sulla prestigiosa rivista Linus diretta da Oreste del Buono. Negli anni '80 collabora con quotidiani come Il Messaggero e l'Unità (con la quale ancora lavora); nel 1986 fonda e dirige il settimanale satirico Tango, su cui compaiono alcune delle più importanti firme della satira del periodo, da Gino e Michele a David Riondino, da Michele Serra a Lorenzo Beccati, da Francesco Tullio Altan a Ellekappa, da Daniele Panebarco ad Andrea Pazienza, oltre ad ospiti d'eccezione come Francesco Guccini. Nel 1987, forte del successo ottenuto dalla versione cartacea del settimanale, Staino porta su Raitre Teletango. Successive collaborazioni con la televione pubblica, nel 1990 e nel 1993, danno vita ad un varietà satirico condotto da Claudio Bisio e Athina Cenci, Cielito lindo. Durante quello stesso periodo, Sergio Staino si cimenta inoltre anche con la regia e la sceneggiatura, prima con il film Cavalli si nasce, interpretato da Paolo Hendel e David Riondino, e poi con Non chiamarmi Omar, sviluppato a partire da un racconto di Altan e realizzato con un notevole cast (Gastone Moschin, Stefania Sandrelli, Ornella Muti e Barbara D'Urso).

MERCANTI DI LIQUORE
La storia dei Mercanti di Liquore ha inizio a Monza a metà degli anni Novanta, quando tre musicisti si incontrano e si riconoscono nella passione che li lega alla tradizione cantautoriale italiana, c'è soprattutto una "filiazione putativa" con Fabrizio De Andrè.I pezzi più celebri del cantautore genovese costituiscono quindi il primo nucleo del repertorio del neo-nato trio acustico.L'originalità degli arrangiamenti e dell'interpretazione di brani come Geordie, Creuza De Ma, Il giudice, Bocca di rosa e altri, sono il sintomo di un'attitudine musicale e di una ricerca che porterà presto i Mercanti alla creazione di composizioni originali di straordinaria consistenza stilistica.Il loro primo cd, "Mai paura", è del 1999 e contiene sia brani originali, sia re-interpretazioni di ballate di De Andrè.Nel 2003 debutta "Song n.32 (Concerto Variabile)", il lavoro che segna l'inizio del viaggio artistico insieme a Marco Paolini.Lo spettacolo si presenta come un concerto popolare, con musiche originali dei Mercanti e frammenti di testo di Marco Paolini, ma anche di poeti come Dino Campana, Biagio Marin, Giacomo Noventa, Ernesto Calzavara e Gianni Rodari. Il filo conduttore del concerto è il tema dell'acqua, della sua irriducibilità a merce. Dal concerto Song n.32 è nato il cd "Sputi": un lavoro variopinto e, a suo modo, innovativo, in cui risulta evidente la traccia di un fare istintivo, dove "l'aria che tira nelle parole ha suggerito la musica" e le suggestioni stilistiche.Nell'estate del 2006 cominciano i lavori di stesura di testi e musica per il nuovo spettacolo di Marco Paolini con i Mercanti di Liquore: "Miserabili. Io e Margaret Thatcher".Preceduto da alcune date-studio tenute in vari club musicali, con lo pseudonimo di "Karma Kola", lo spettacolo "Miserabili" debutta ufficilamente il 12 novembre 2006 al Teatro Goldoni di Bagnacavallo Si tratta di un racconto in forma di ballata, dove monologhi, canzoni e brevi narrazioni compongono dei quadri per raccontare la metamorfosi della società italiana a partire dagli anni '80. E' l'economia l'argomento principale dello spettacolo, l''intreccio di "macro" e "micro", le ricette e le delusioni di questo passato prossimo che sconfina nel presente."Miserabili" è un work in progress per vocazione, perché è anche un modo di ragionare ad alta voce e senza pregiudizi sull'influenza, sempre crescente, delle regole (e dell'assenza di regole) di mercato, sul nostro modo di immaginare il futuro senza progettarlo, di vivere il presente, di rimuovere la memoria.Lo spettacolo è attualmente in tournée nei più importanti teatri italiani.
Discografia
1997 - In vivo veritas
1999 - Mai paura
2001 - Geordie (singolo)
2002 - La musica dei poveri
2004 - Sputi (con Marco Paolini)
2005 - CHE/COSA/TE/NE/FAI/DI/UN/TITOLO
2006 - Live in Dada
2008 - Miserabili (con Marco Paolini)

LO SPETTACOLO

MISERABILI o e Margaret Thatcher Testi di Andrea Bajani, Lorenzo Monguzzi, Marco Paolini, Michela Signoricon Marco Paolini e I Mercanti di Liquore
Il titolo solletica di sicuro la curiosità dello spettatore incapace di scoprire un legame, ammesso che ci sia, tra Hugo e la ferrea ex premier inglese. Miserabili è un racconto in forma di ballata con tanta musica, interrotta dai monologhi-dialoghi immaginari di Nicola, il consueto “alter ego” degli “album” di Marco Paolini, che parla delle metamorfosi della nostra società dagli anni ’80 a oggi. L’argomento principale è l’economia, l’intreccio di “macro” e micro”, consueto del resto in Paolini, le ricette, le delusioni di questo passato prossimo che sconfina col presente e che su di esso ricade, inesorabile. In questo contesto, si trovano a convivere, in un legame al confine tra il reale e il surreale, “la Thatcher e Khomeini, lo sciopero dei minatori gallesi e la marcia dei colletti bianchi della Fiat, la dittatura del marketing, l’imperativo della tecnologia a tutti i costi, l’abbattimento dello stato sociale e quella febbricitante euforia acritica che ci prende tutti, di fronte all’abbondanza”. Lo spettacolo è un “work in progress” per vocazione, anche perché è un modo di ragionare ad alta voce e senza pregiudizi, alla maniera di Paolini, sull’influenza, sempre crescente, delle regole e delle non-regole di mercato, sul nostro modo di immaginare il futuro senza progettarlo, di vivere il presente rimuovendo ogni memoria del passato. La Thatcher, protagonista di un immaginario dialogo con Nicola, diventa così il simbolo della nostra società, non più ristretta nei confini nazionali. “Signora Thatcher è sicura – chiede Paolini – che siamo diventati quello che voleva? In questo caso è proprio brava. Ci spieghi come ha fatto”.
"Miserabili" è un racconto in forma di ballata. Monologhi, canzoni e brevi narrazioni compongono dei quadri per raccontare la metamorfosi della società italiana a partire dagli anni ’80. In questo senso "Miserabili" è anche la prosecuzione del percorso degli "Album", un’autobiografia collettiva di certi italiani.E’ l’economia l’argomento principale della ballata, l’intreccio di “macro” e “micro”, le ricette e le delusioni di questo passato prossimo che sconfina nel presente."Miserabili" è un work in progress per vocazione, perché è anche un modo di ragionare ad alta voce e senza pregiudizi sull’influenza, sempre crescente, delle regole (e dell’assenza di regole) di mercato, sul nostro modo di immaginare il futuro senza progettarlo, di vivere il presente, di rimuovere la memoria.Margaret Thatcher è la protagonista di un dialogo immaginario con Nicola, il protagonista degli Album di Marco Paolini, è il simbolo vivente della metamorfosi della nostra società non più ristretta da confini nazionali.La presenza della musica è molto forte, i Mercanti di Liquore hanno composto tutte le musiche e le eseguono dal vivo.Andrea Bajani, autore di libri sul mondo del lavoro come "Cordiali saluti" e "Mi spezzo ma non m’impiego", ha collaborato alle ricerche e alla stesura dei testi.http://www.jolefilm.com/files/index....=90&id_elm=535La genialità e bravura di Paolini, si confermano, se non addirittura con un ulteriore salto di qualità.Uno spettacolo con un ritmo che non ti molla mai, ottima musica e parole che, una dopo l'altra, ti raccontano talmente da desiderare di essere là con lui ad abbracciarlo.Una ricarica di grande passione politica e sociale, in questi tempi di rimozione e di rinuncia.Uno spettacolo da non perdere, soprattutto per gli astensionisti.Vi prego, andatelo a vedere (da un blog di una spettatrice)